Il Piano Casa dall'housing sociale a sanatoria.

Il Piano Casa nasce con l'idea di incentivare l'housing sociale, ma nel giro di un decennio ha subito una forte evoluzione che ne ha cambiato completamente connotati originari.

Già, in principio era questa l'idea: una serie di provvedimenti mirati a risolvere la carenza di alloggi, un concetto paradossale pensando alla nostra regione (la Calabria - n.d.r.), che tutt'ora subisce un lento e inarrestabile spopolamento.

Allora si è pensato a un piano in deroga agli strumenti urbanistici che permettesse ampliamenti e bonus nelle ricostruzioni e demolizioni di fabbricati esistenti, non solo più rivolti all'edilizia abitativa.

Così hanno deliberato le singole regioni, poiché questo provvedimento rientra nelle facoltà delle legislazioni regionali, approvata dall'intesa Stato Regioni ed Enti locali nel 2009: un ottimo strumento, che consentisse di contrastare un minimo di crisi edilizia ed economica.

A oggi questo strumento, viene visto purtroppo, come un metodo per bypassare i tutti i regolamenti edilizi, soprattutto quello del T.U. del 2001. Il fatto che il Piano Casa sia un provvedimento straordinario, non concede il lusso di effetti sanatori, anzi il suo utilizzo è condizionato a determinati presupposti come miglioramenti energetici, sismici e ecc, e limitato a certi periodi.

Fatta la legge trovato l'inganno quindi: era addirittura diventata frequente l'idea che il piano casa avesse effetti sanatori per i fabbricati realizzati in data antecedente all'entrata in vigore del Piano Casa; ciò è stato definitivamente chiarito con la sentenza del Consiglio di Stato del 5274/2018 dove viene rimarcato il principio della doppia conformità, appunto stabilito ai sensi dell'art. 36 del DPR 380 del 2001.

Il Piano Casa dunque resta un ottimo strumento edilizio, ma certo non è certo la sanatoria onnipotente che può essere impropriamente usata in carenza di fascicoli dei fabbricati.