Condono? Perché no!
- studiotecnicogn
- 30 gen 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Parto con un dato vergognoso: per 100 edifici presenti in Calabria (dove vivo) ce ne sono oltre 60 abusivi.
In merito alle discussioni sulle proposte di un ulteriore "MINI" condono (che non si farà mai visto che non è riportato sul contratto di governo, nonché anche se si dovesse fare è volto solo ai piccoli abusi di natura non strutturale) che al momento ha interessato i più per un'esigenza contingente dell'isola di Ischia; c'è da fare un bel ragionamento tecnico lasciando da parte le analisi politiche e speculative (ricordando anche il mancato introito economico dei precedenti condoni visto che ad essere smaltite sono state solo il 30% delle pratiche). Dal punto di vista tecnico esistono già varie misure per sanare, anche in modo più economico i piccoli abusi, su cui neanche mi soffermo, discorso diverso vale se il condono dovesse aprirsi per le costruzioni completamente abusive, eco-mostri o edifici con evidenti difformità strutturali.

Basta leggere e vedere i commenti giornalieri su Facebook: 'ndavimu a strada buca buca, manca a fogna, nd'allagamu quandu chiovi, ecc... In tutto questo grande colpa l'ha avuta chi ha asseverato palesi irregolarità (lo stato in primis). Ad oggi avere dei quartieri edificati, per loro natura completamente inedificabili, porta ad un grave deficit abitativo con mancanze di opere per il benessere primario e relativi danni economici per le pubbliche amministrazioni. Si invocano i nuovi PSC per dare linfa economica ai territori e subito dopo si grida al miracolo del nuovo condono che palesemente penalizzerà l'urbanistica di un territorio. Tutto questo va contro una morale tecnica: progettare, creare standard urbanistici e servizi. Il problema non è il condono in sé e per sé di un singolo fabbricato, ma è tutto ciò che si porta dietro.
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